9.6.12

Stanford University: i computer potranno capirci

Il dibattito sull’intelligenza artificiale prosegue da decenni. Potranno un giorno le macchine e i robot, diventare artificialmente più intelligenti dell’uomo, e prendere il controllo? Questa svolta dell’umanità chiamata Singolarità, considerata come fantascienza o realtà possibile, divide da sempre i ricercatori. Per Ray Kurzweil, invece, fervente difensore di questa teoria, autore del libro La singolarità è vicina, dovrebbe avvenire nel 2045. “L’intelligenza artificiale è già dappertutto attorno a noi” riassuma Neil Jacobstein presidente della Singularity University. Gli esempi primitivi non mancano, dai software di borsa a quelli che regolano i semafori, degli algoritmi gestiscono dietro le quinte la nostra vita quotidiana. A casa, gli elettrodomestici dotati di microprocessori registrano le nostre preferenze. La GoogleCar, l’auto senza conducente a San Francisco, vanta 320 mila km senza un solo incidente. Prova che i sistemi d’intelligenza artificiale non sono solo abbinati ai computer, ma interagiscono con l’essere umano, come Siri, l’assistente personale dell’iPhone 4S in grado di comprendere la voce e rispondere a domande precise! Tuttavia non si sa come inculcare alla macchina, il senso del ragionamento concettuale astratto, di cui dispone l’uomo. Per Michael Frank e Noah Goodman, due psicologi della Stanford University, il problema è che le macchine non sono ancora dotate di qualità proprie all’uomo come il libero arbitrio, la coscienza di se e la capacità di astrazione. Questi due ricercatori hanno sviluppato un semplice modello matematico, che aiuta a prevedere il ragionamento pragmatico. Potrebbe contribuire a trasformare i computer, in macchine in grado di capire quello che stiamo dicendo, sfruttando probabilità e statistica. Il linguaggio è molto più di una stringa di parole, ha bisogno di contesto. L’esperienza di una conversazione con l’assistente computerizzato di un call center, potrebbe risultare un po’ meno frustrante! "Ci vorranno anni di lavoro, ma il sogno è di dialogare con un computer che in realtà sta pensando a quello che vuoi e cosa vuoi dire, e non solo a quello che hai detto." spiega Michael Frank. Futurix aveva già pubblicato sull’argomento QB1, il computer attento ai vostri desideri.

Nessun commento: