31.1.16

Lily, il drone ti segue ovunque

Un drone da 34 milioni di dollari con 60 mila esemplari già prenotati, e non ancora sul mercato. Ecco Lily, il drone dei record, che si lancia in aria come un frisbee per farlo decollare, e ti segue a distanza catturando le tue avventure, per atterrare infine sulla tua mano: lo stato dell’arte della semplicità d’uso! Non chiamatelo un drone "E' la videocamera reinventata" dice Antoine Balaresque (foto), cofondatore e Ceo di Lily robotics, startup di San Francisco. 
Niente app smartphone o telecomando da pilotaggio manuale. La registrazione video in full HD (1080p) a 60 fotogrammi al secondo, inizia appena lanciato in aria, ma può anche scattare foto a 12 megapixel, e persino realizzare video al rallentatore. Lily è la prima videocamera throw-and-shoot al mondo. Per interrompere le riprese, è sufficiente toccare il tracker circolare da 28 grammi sul polso o in tasca (foto), che funge da pilota automatico, per farlo atterrare. Questo gioiello high-tech da 1,3 kg, può volare fino a 40 km/h per 20 minuti sopra di voi da 1,75 a 15 metri, e da una distanza da 1,75 a 30 metri. Il software traccia il soggetto per realizzare la migliore inquadratura possibile. 
Il progetto lanciato nel 2013 da due studenti dell'Università di Berkeley, Antoine Baralesque e Henry Bradlow, mirava a semplificare al massimo le procedure di pilotaggio e di ripresa: una specie di cameraman robotico. Non stupisce quindi che Lily abbia sedotto tutti gli amanti di sport estremi. Impermeabile, può persino decollare e atterrare dall'acqua se si desidera. Non a caso Lily ha vinto il “Best Of Innovations” dell’ultimo CES di Las Vegas. Si può preordinare al prezzo di 800 dollari sul sito, con consegna prevista per l’estate. Da vedere sotto il video HD di Lily in azione.

1 commento:

ett ha detto...

Le riprese che si riescono a fare con le camere portatili o i droni superano la fantasia dei direttori di fotografia. Sono disorientato dai punti di vista nuovi a cui ci stiamo abituando. Mi spaventa la mode di dati che ci ritroviamo a riordinare, con centinaia di ore di ripresa. Diciamo che i mezzi ci sono, manca la cultura.