18.5.14

D-Day, lo sbarco in 3D di Dassault Systèmes


In occasione del 70° anniversario dello sbarco in Normandia, Dassault Systèmes ha ricostruito una spettacolare esperienza di realtà virtuale interattiva immersiva, con software di simulazione 3D avanzato, del porto artificiale di Arromanches, e non solo. Un omaggio agli ingegneri che hanno inventato il D-Day. Un opera dovuta per non dimenticare, con la tecnologia 3D al servizio della storia. Infatti, non rimangono esemplari di mezzi di sbarco e alianti intatti, e solamente qualche blocco di cemento al largo della spiaggia di Arromanches. ”Ricostruire il Mulberry Harbor, il mezzo di sbarco LCVP e l'aliante Waco fa rivivere uno dei più emozionanti episodi della storia del 20° secolo, per un vasto pubblico, salvaguardando il nostro prezioso patrimonio ingegneristico, che si sta perdendo col tempo” spiega Mehdi Tayoubi, responsabile del Passion for Innovation Institute di Dassault, “Ma non vogliamo fermarci qui, dobbiamo inventare nuovi modi per comprendere il nostro passato industriale, e digitalizzarlo.” 
6 giugno 1944, il giorno più lungo dell’Operazione Overlord, nome in codice, comincia alle ore 4.00. Una cinquantina d’alianti, silenziosi e invisibili nell’oscurità, atterrano nei dintorni di Sainte-Mère-Eglise. Trasportano battaglioni delle Forze Alleate, vitali per il successo dell’invasione, con la missione di prendere possesso delle principali strade e ponti, per impedire ai tedeschi di inviare rinforzi alle spiagge. Ore 6.30, 160.000 soldati americani, britannici e canadesi, con migliaia di mezzi da sbarco a fondo piatto, approdano sulle spiagge, come quella di Omaha Beach (foto), “la sanguinosa”, sostenuti da una flotta di 5000 navi e 13.000 aeromobili. Stesso giorno, poche ore più tardi, nella baia di Arromanches arrivano i primi blocchi di cemento fabbricati in Inghilterra, e trainati attraverso la Manica, per la costruzione di un porto artificiale. Quelli di Le Havre e Cherbourg erano nelle mani dell’esercito tedesco, e in ogni caso troppo distanti dalle spiagge dello sbarco. Una settimana dopo, il Mulberry B è operativo. Una testa di ponte che nei cinque mesi successivi, sarà utilizzato per sbarcare non meno di 2,5 milioni di uomini, 500.000 veicoli e 4 milioni di tonnellate di materiale. Il buon esito di queste tre operazioni dell’invasione alleata, richiese un grande lavoro di strategia e pianificazione Il successo fu dovuto in larga parte anche all’inventiva e alla genialità degli ingegneri, che ebbero un ruolo fondamentale, ma spesso sottovalutato, nella vittoria. 
Dopo diversi test fu scelto il progetto del Maggiore Allan Beckett dei Royal Engineers, per la costruzione del porto artificiale Mulberry B ad Arromanches. Era costituito da una strada galleggiante in metallo, sopportata da trave d'acciaio articolate, che appogiavano su piattaforme di cemento, montate su un sistema di piloni, appoggiati sul fondale marino, in modo da seguire il livello delle maree (foto). Queste strade collegavano le spiagge ai moli galleggianti costruiti al largo, per l’approdo delle grandi navi. "Era sorprendente. E' stato davvero come tornare indietro nel tempo", ha detto l'ingegner Tim Beckett, figlio del progettista del Porto Mulberry, Allan Beckett, dopo aver visto le simulazioni 3D di Dassault Systèmes, e camminato sulla strada galleggiante inventata da suo padre, grazie alla realtà virtuale (foto). I mezzi di sbarco Landing Craft, Vehicle, Personnel (LCVP) progettate dall’ingegnere americano Andrew Higgins nella sua officina a New Orleans, s’ispiravano alle barche utilizzate in Louisiana per spostarsi sulle paludi. Realizzate in compensato marino, per risparmiare l’acciaio, potevano contenere 30 soldati e avvicinarsi velocemente, il più vicino possibile alla spiaggia grazie al fondo piatto. La rampa era d’acciaio, per proteggere i soldati dal fuoco nemico. L’aliante Waco invece, era costruito con un telaio in tubolari d’acciaio, e compensato rivestito da una tela resistente. Pesava solo 1,8 tonnellate, ma poteva trasportare 13 soldati e il muso anteriore si sollevava per consentire il carico di una jeep o pezzi d’artiglieria (vedi video). Le ricostruzioni 3D meticolose fino all’ultimo bullone, sono state realizzate grazie ad una lunga ricerca, e disegni d’epoca. Ma non finisce qui. Gli ingegneri Dassault hanno intenzione di sviluppare una simulazione, che utilizzerà il nuovo visore di realtà virtuale Oculus Rift, che consentirà di rivivere lo sbarco.

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